La necessità di costruire edifici energeticamente efficienti è una tematica che dagli anni Settanta ad oggi ha visto un rapido sviluppo e con le recenti direttive europee si è arrivati ad un punto di svolta, ossia l’obbligo di costruire, dal 2021, solo edifici a energia quasi zero, i cosiddetti nZEB (nearly Zero Energy Building).
Negli ultimi anni si è pertanto assistito alla diffusione in tutto il mondo di edifici sempre più performanti, attenti alle tematiche di sostenibilità e impatto ambientale. Tuttavia, accanto a queste nuove costruzioni, è ancora oggi possibile ritrovare numerosi esempi di “scheletri” edilizi, per i quali non è stato portato a termine il processo di costruzione.
Si prenda come riferimento, ad esempio, la città di Milano: dal 2010 in poi, la città ha visto sorgere numerosi edifici a torre, a partire dal nuovo Palazzo Lombardia, passando per il nuovo quartiere di Porta Nuova-Isola, fino ad arrivare al complesso CityLife. Lo sviluppo di questi nuovi quartieri ha senza dubbio contribuito a promuovere la riqualificazione anche delle aree ad essi adiacenti, che presentano tuttavia ancora oggi edifici e costruzioni in stato di inutilizzo. Dal 2014, l’amministrazione comunale ha attivato un processo di mappatura e censimento degli edifici e delle aree che si trovano in questa situazione. Si è trattato di un lungo processo finalizzato a favorire la rigenerazione del tessuto urbano della città esistente, che è culminata con l’approvazione del nuovo PGT nel 2019 in cui si evince la volontà di evolvere verso una nuova idea di città, andando a sviluppare in modo organico tutti i quartieri, non solo quelli già in fase di espansione, e a migliorare le condizioni ambientali, di qualità della vita e degli spazi verdi del tessuto urbano. Gli spazi pubblici sono messi al centro dell’attenzione, con interventi nell’ambito dell’edilizia sociale e della sostenibilità, creando nuovi parchi e soprattutto riducendo il consumo del suolo.
L’idea di città viene costruita attraverso una nuova forma di piano urbanistico che mira ad annullare l’attuale distinzione tra ambiti urbani poco consolidati, posti ai margini della città, e ambiti più centrali, istituendo nuove relazioni tra questi, promuovendo interventi di rigenerazione urbana attraverso processi di riuso, riciclo e rinnovamento urbano ed in grado di coinvolgere una molteplicità di aree, dal patrimonio edilizio generato nei periodi delle grandi espansioni urbane, agli spazi aperti e costruiti degradati.
Risulta quindi evidente la correlazione che esiste tra un edificio e il contesto ambientale in cui è inserito. E’ perciò inevitabile che il recupero dell’esistente, sia che si tratti di uno scheletro edilizio, sia di un edificio quasi ultimato e inutilizzato, non può prescindere da un intervento che proponga la rigenerazione urbana dell’intera area. Il fatto stesso che la permanenza di una struttura abbandonata sia spesso la causa del lento degrado di intere zone, fa sorgere spontanea la volontà non solo di dare una nuova funzione a quella struttura, che ha occupato il suolo “inoperosamente” per anni, ma che venga rifunzionalizzata in modo da dare un nuovo contributo alla città, soprattutto in termini di sostenibilità, impatto ambientale e creazione di spazi verdi e luoghi di incontro per i cittadini.